Filippo Timi torna al Teatro Parenti di
Milano con lo spettacolo “Skianto” sul tema della disabilità
mentale. Devo dire che dopo il Don Giovanni, che mi aveva un po'
deluso, questo monologo mi ha, invece, convinto. M'ha incuriosito, in
primis, la scelta di parlare di un argomento delicato come quello
della disabilità mentale. Timi è la voce interiore di un ragazzo
che è privo di parola e ha anche delle difficoltà muoversi
autonomamente. Pensieri, emozioni, desideri che non hanno la
possibilità di uscire, ma che ci sono. Il personaggio che ci
presenta l'attore è “handicappato”, ma anche ironico, tenero. I
dialoghi forse, sono proprio il punto di forza di questo spettacolo,
c'è una certa poesia, la nascita viene descritta come l'abbraccio
tra una pallina e un girino e delle sopracciglia sono come nuvole. Si
parla, con delicatezza, della rassegnazione dei genitori che
accudiscono il loro “eterno bambino” e anche della solitudine
delle persone disabili, ma senza falsi pietismi. La scenografia
coloratissima, come al solito. C'erano anche diversi “carrozzati”.
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